Santarcangelo Festival Internazionale del Teatro in Piazza 45° edizione, 13/14 luglio 2015

martedì 14 Luglio , ore 11:00 | Lavatoio

Pisci ‘e paranza

Mario De Masi | Montefredane - Avellino
© Gloria Soverini

progetto e regia Mario De Masi
con Andrea Avagliano
Serena Lauro
Fiorenzo Madonna
Rossella Miscino
Luca Sangiovanni
organizzazione e tecnica Gaetano Battista

MARIO DE MASI
via Dei Caduti, 3 – 83030 Montefredane (AV)
cell. 320 4572156
mariodemasi@live.it
gaetano.battista2@tin.it

Segnalazione speciale Premio Scenario 2015

Motivazione della Giuria
Un lavoro d’ensemble che attinge all’universo magmatico di un territorio contestualizzato dove un luogo di transito diventa limbo di esistenze ugualmente perdute e marginali. Il progetto rivela un attento uso dello spazio, che compone e scompone le relazioni fra i personaggi giocate su dinamiche di sopraffazione, violenza, ma anche improvvise solidarietà. La verità dei corpi e della lingua dona forza e poesia.

Lo spettacolo

Una stazione. Luogo di interconnessione fra i luoghi, motore di un movimento incessante di persone e cose. Ciò che i più semplicemente attraversano, da alcuni è abitato. Quello che per molti è un corridoio, per altri è casa. Pochi metri quadrati compendiano l’intero universo delle relazioni umane che abitano fuori, allo stesso modo in cui un acquario, piccolo o grande che sia, riproduce esattamente le dinamiche animali del mare aperto.
Come in un acquario, si muovono i pesci di paranza di questa stazione immaginaria. Piccole figure senza qualità se non quella di essere umane. Umanamente vivono l’emarginazione, umanamente ne generano altrettanta. Tanto essi subiscono lo sguardo schifato del mondo di fuori, tanto lo rigurgitano nel microcosmo che compongono. Rifiuti della società che rifiutano a loro volta, in un circolo vizioso di negazione dell’altro da sé.
In questo mondo di ultimi trova spazio la bellezza, l’ancoraggio disperato alla vita, la struggente consapevolezza della sua caducità. Acquario dalle pareti a specchio, questa società ai minimi termini non ha né capo né coda. Si nutre delle briciole che il mondo esterno le offre. Vive nei limiti che questo le impone. Il marciapiede è dunque il meraviglioso, terribile limite che è insieme tensione al superamento e divieto di transito, horror vacui e curiosità adrenalinica, insofferenza al presente e paura del futuro. Al marciapiede, significante universale dei limiti soggettivi, si contrappone la platea, luogo del giudizio comune che pretende di farsi oggettività.

La compagnia

Mario De Masi nasce ad Avellino nel 1985. Muove i suoi primi passi nel teatro frequentando l’Accademia del Teatro d’Europa, diretta da Mario Santella. Dal 2006 al 2009 è allievo del Laboratorio Stabile del Teatro Elicantropo di Carlo Cerciello. Approfondisce la sua formazione teatrale incontrando registi e formatori come Emma Dante, Paola Tortora, Salvatore Cantalupo, Anton Milenin e Orlando Cinque. Nel 2013 vince il Premio Landieri per il migliore adattamento di un testo straniero. La sua continua ricerca di una forma di teatro essenziale lo porta a cimentarsi nel suo primo lavoro di regia e scrittura di scena, Pisci ‘e paranza.

Rassegna stampa

"altrevelocita.it", 25 gennaio 2016
Lorenzo Donati

Pisci 'e paranza si svolge per strada, dove tutto accade, in una nuttata che sembra non potere mai passare. […] Tutto è nel dialogo, non ci sono scenografie, tutto procede grazie a un'alchimia relazionale che a tratti si staglia su uno sfondo nero che inghiotte. […] I personaggi rivendicano la scelta di vivere «nella merda», nei meandri di un'autenticità che si vuole diversa, distante da una massa di persone che finge di essere quello che non è. Pur cedendo il passo a soluzioni sceniche che dispiegano un orizzonte drammaturgico statico, che si nega a possibili approfondimenti (e che potrebbe in quel caso riportare ad altre storie di emarginazione, fra Rucello e Moscato), a tratti quella verità si affaccia. Nei toni degli attori e delle attrici, nel dialogo che maschera conflitti, nell'apparente naturalezza dell'inflessione campana. Dal fondo avanza il buio ma in mezzo, a tratti, s'imprimono gli attori, si manifesta il teatro.

"Hystrio", gennaio 2016
Claudia Cannella

[... ] un terzetto di coatti metropolitani e una coppia di sprovveduti provinciali, che hanno perso l’ultimo bus, passano la notte in una stazione tra sbornie, chiacchiere e battibecchi, braccati dalla sorveglianza. Bravi i cinque attori, per ritmi e partiture fisiche à la Emma Dante, nel tratteggiare un campionario umano degradato. [... ]

"klpteatro.it", 5 dicembre 2015
Mario Bianchi

In un non-luogo, cinque esistenze, sempre alla ricerca di una felicità non effimera, si fanno compagnia sopportandosi, accapigliandosi, a volte anche cercando di comprendere vicendevolmente la sofferenza che le accomuna. […] Lo spettacolo ha la sua forza soprattutto nella lingua napoletana, che da sola riesce ad esprimere il sentore generale della messa in scena […]

"doppiozero.com", 3 dicembre 2015
Maddalena Giovannelli

[…] Mario De Masi, con Pisci ’e paranza, mette al centro del proprio lavoro il corpo dell’attore e la sua presenza nello spazio come indicatori di marginalità. […]

"cheteatrochefa-roma.blogautore.repubblica.it",10 settembre 2015
Valentina De Simone

[…] Una coppia di disgraziati con moglie in dolce attesa ha perso l’unica corriera della giornata per la provincia e non sa dove andare: ad infastidirla e poi aiutarla, un terzetto cittadino di disadattati composto da due fidanzati pseudo bulli e dall’ingenuotto fratello di lei, imponente nel fisico e delicato di mente. Un incontro scombinato come le loro vite, che porta queste cinque anime in pena a focalizzare miserie e disgrazie di un’esistenza senza qualità, di scarto, condannata alla penombra. […]