Premio Scenario 2011 - 13a edizione | Progetto finalista
PROGETTO TRIENNALE SANTARCANGELO 2009-2011, 11/12/13 luglio 2011
lunedì 11 Luglio , ore 16:00 | Teatro Petrella
MW
progetto e regia Andrea Cavallari
Giorgia Maretta
creazione Andrea Cavallari
Giorgia Maretta
Andrea Rimoldi
Corrado Tagliabue
con Aliou Ndiaye
Gabriele Rimoldi
Andrea Rimoldi
Corrado Tagliabue
Garten
via G. Govone, 85 – 20155 Milano
referente progetto: Giorgia Maretta
cell. 338 7703574
info@gartenteatro.it
www.gartenteatro.it
Lo spettacolo
Vi è rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fissato lo sguardo. […] Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un’unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Ma dal paradiso soffia una bufera. […] Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera.
Walter Benjamin, Angelus Novus
Il progetto dal titolo MW prende l’abbrivio dalla frase con cui Walter Benjamin descrive il quadro di Paul Klee Angelus Novus e dal concetto di catastrofe. Il lavoro vuole incentrarsi e svilupparsi su quadri, sulla commistione di generi e influenze e sulla possibilità di utilizzare una struttura scenotecnica che diventi essa stessa rappresentazione. In questa fase iniziale del progetto, guidati dall’intuizione di Benjamin, stiamo cercando di congelare due sguardi che fissano e osservano gli eventi, siano essi catastrofici o no. Due sguardi diversi e opposti: l’angelo e l’essere umano. A livello scenico stiamo attuando possibili strategie visive attraverso l’utilizzo di specchi, che rendano straniante l’immagine e la sdoppino in due possibili letture. L’intenzione è individuare la catastrofe sia essa emotiva e interna – e qui pensiamo all’inner space ballardiano, sede di possibili sconvolgimenti fantascientifici – sia essa gigantesca e palese a tutti, domandandoci se ci sia sempre una catastrofe anche quando noi non la vediamo ma percepiamo solo un normale scorrere di eventi storici. Nei precedenti lavori – I will survive e Time for talk is over – abbiamo esplorato i concetti di biodiversità, conflittualità, sedimentazione legati al macrocosmo città/metropoli, realizzando e costruendo un teatro fatto di oggetti e di materiali. Seguendo la linea concettuale esplorata ci è sembrato naturale avvicinarci all’idea di catastrofe e di catastrofe inserita nel quadro più ampio della storia. Una delle influenze principali che ci ha spinto a creare il gruppo Garten e a lavorare su una determinata estetica è stato il testo di Gilles Clément Manifesto del Terzo paesaggio. Anche il progetto MW subisce ancora quest’influenza insieme a molte altre, fra le quali Il mondo senza di noi, di Alan Weisman, un testo di divulgazione scientifica sull’impatto dell’attività umana sul globo terrestre e su cosa succederebbe se domani ci estinguessimo, come la natura ritornerebbe padrona della terra in tempi brevissimi, cancellando mano a mano la presenza dei manufatti umani. Ritroviamo altre influenze in testi come Junkspace e Delirious New York di Rem Koolhaas, e nel lavoro di artisti visivi come i fotografi Jeff Wall e Richard Misrach. Altra influenza silente è Bruno Munari, in particolare per l’aspetto ludico che il suo lavoro porta in sé, come del resto le opere di Alexander Calder, in particolare il circo in miniatura, e il video The way things go del duo svizzero Fischli e Weiss. Questo aspetto ludico ci accompagna dal primo progetto, anche quando il tema affrontato è drammatico. Ci rifacciamo in questo anche a un’idea di Giorgio Agamben secondo cui una strategia per cortocircuitare il “dispositivo” è rifarsi al gioco dei bambini.
La compagnia
Garten, gruppo di ricerca in ambito performativo e cinematografico, nasce a Milano nel 2009 dalla collaborazione fra Giorgia Maretta, coreografa e performer, e Andrea Cavallari, regista e video maker.
Ai progetti del gruppo aderiscono nel tempo diversi collaboratori: Andrea Rimoldi, performer, ideatore e costruttore di possibilità sceniche; i performer Silvia Cantoni, Massimo Trombetta e Beatrice Sarosiek; Corrado Tagliabue, performer e disegnatore; Paolo Calzavara Pax, musicista e sound designer; Fabio Bozzetta, light designer.
Con I will survive (2009), primo progetto del gruppo, Garten avvia un percorso di indagine sull’ambiente urbano e le sue trasformazioni che prosegue con la messa in scena di Time for talk is over (2010). Entrambi i progetti sono coprodotti e sostenuti da Danae Festival, Milano. I will survive è finalista a Premio Vertigine 2010 e Premio Mondo 2010.
Maretta e Cavallari collaborano dal 2004 per progetti di video e performing arts tra cui: Figura morta con natura (2008) presentato alla XIII Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, vincitore di Movin’ up 08 per la circuitazione in Portogallo, Slovenia e Francia e finalista a Extra – segnali dalla nuova scena italiana; Born to be alive (2009) finalista a Premio Equilibrio 09 e vincitore di una residenza presso il centro coreografico P.A.R.T.S. di Bruxelles.