FESTIVAL SANTARCANGELO DEI TEATRI, 27, 28, 28 Giugno 2003

venerdì 27 Giugno , ore 00:00 |

Refettorio

Habillé d’Eau | Roma

performance di danza buto liberamente ispirata a Womina-Nite di Masaki Iwana
progetto e regia Silvia Rampelli
danza Alessandra Cristiani, Andreana Notaro, Francesca Proia, Silvia Rampelli
luce Gianni Staropoli
musica Paolo Sinigaglia
abiti Fernanda Pessolano

Habillé d’Eau
via Nicolò III, 4
00165 Roma
tel. 329 9804801
s.ram@libero.it

Segnalazione speciale Premio Scenario 2003

Motivazione della Giuria
“In una partitura coreografica che fa riferimento ad un linguaggio codificato ma aperto,la compagnia Habillé d’Eau di Roma colora di chiaroscuri occidentali la danza buto.
Si svelano tensioni, emozioni ed un filo narrativo che supera la forma in sospensione temporale e visionarietà,confermando le premesse di un progetto che si segnala per originalità e coerenza”.

Refettorio

La pièce
Womina-Nite (letteralmente “in forma di donna”) è la prima parte di una trilogia scritta da Masaki Iwana in omaggio al padre riconosciuto della danza buto, Tatsumi Hijikata. Opera corale di inusuale atmosfera, espone un femminile insano, sgargiante e logoro.
I personaggi
Donna 1. Un’appesa. Nessuno la conosce.
Donna 2. Una vecchia prostituta. Pare che sia Karayuki-san. Lasciatemi dire che persino io ho un cuore tenero. E’ brava a cantare.
Donna 3. Una ragazza distesa. Sorride sempre. Dimostra 15 anni appena.
Donna 4. Kasumi-san, poco più che una macchia sul muro. Ha due cicatrici di rasoio ai lati della gola.
Donna 5. Un’eccentrica. Ha un pesce tra i denti.
Alcuni cenni di racconto
Odore di fumo. Abiti da censura. Tokyo, estate 1919. Il terremoto.
In uno spazio, ristretto e vuoto, quattro donne assenti e male illuminate.
Donna 5, con sguardo di implorazione, tiene un pesce tra le mani. Le sue labbra si muovono, sembra che stia cantando. Donna 5 e Donna 2 si incontrano al centro della scena. Donna 2 prende il pesce e lo mette nel sesso di Donna 5. Donna 2 canta Mitsu no utta desu… Donna 5 getta via il pesce: nessun rumore.
Donna 3, fino a quel momento distesa, comincia a muovere gambe e braccia come per alzarsi, poi desiste. Donna 2 si avvicina, la prende da dietro e la lascia cadere sul vaso. Donna 2 canta Mitsu no utta desu… Finita la canzone, Donna 2 riporta Donna 3 al suo posto.
Donna 4, con il viso riverso, imposta qualche gesto come fossero lettere insistite nel buio. Un tremore mano a mano più forte si impadronisce di lei, di loro.
Il sole sembra splendere. Bende, corsetti, tutto è sparito. E’ mattino.
Note
Pochi accadimenti per una lenta combustione finale.
Letteralità e rifiuto di narrare logorano il taciturno patto della messa in scena. Qui si manifesta un’etica della danza, più che un’estetica. E’ il luogo di un’esposizione, di un’offerta. Come in un originario rito sacrificale l’applicazione a un compito, il minimo dell’azione, rivelano l’abbaglio dell’artificio, la potenza di ciò che sottende: l’essere.
La danza buto
Una sorta di Fisica prima, dalla quale lo Spirito non si è mai disgiunto. Prendo indebitamente in prestito queste parole di Antonin Artaud sul teatro balinese per aggregare una varietà di fenomeni formalmente eterogenei intorno alla nozione di corpo unico, anteriore alla scissione-predominio della mente, al linguaggio della parola. Corpo materia, eternamente plasmato dalle esistenze e dalle memorie, soggetto e non oggetto, esso stesso generatore dinamico di senso, rivelatore dell’identità metafisica tra concreto e astratto. La danza buto – nata in Giappone alla fine degli anni ’50, accolta e metabolizzata dall’occidente cartesiano negli anni ’80 – non si annulla nello stereotipo di una tecnica tramandata e tramandabile, ma vive una sempre nuova epifania nell’esperienza individuale di ciascun danzatore i cui esiti, formalmente indefinibili, mutano dall’intervento performativo, improvvisativo fino all’estremo del meccanismo coreografico.

Compagnia Habillé d’Eau
Compagnia creata da Masaki Iwana in Francia nel 1996 con Yoko Muronoi e Silvia Rampelli in qualità di responsabile. Dopo un periodo di stasi, Habillé d’Eau, rifondata da Silvia Rampelli con Alessandra Cristiani, Andreana Notaro, Francesca Proia ha debuttato in Italia nel luglio 2002 con Studio per Attis-lo spirito dell’albero, vincitore del festival Enzimi 2002.
Silvia Rampelli è nata a Roma nel 1964. Laureata in Filosofia, ha lavorato con l’immagine e le nuove tecnologie nel campo della ricerca, dell’informazione e della didattica. Ha studiato danza contemporanea con Susanna Odevaine e Dominique Dupuy. Danza buto con Masaki Iwana, Ishii Mitsutaka, Tetsuro Fukuhara, Daisuke Yoshimoto, Akaji Maro, Kazuo Ohno, Yoshito Ohno, Ko Murobushi. Ha danzato con Masaki Iwana e realizzato progetti personali in Francia, Germania, Svizzera, Italia. Attualmente sviluppa una propria ricerca espressiva e svolge attività di insegnamento. Nel dicembre 2000 ha organizzato il primo appuntamento italiano della danza buto. Nel febbraio 2003, in collaborazione con il coreografo Enzo Cosimi, ha organizzato “Butogenerazione: l’eredità della danza giapponese sulla nuova scena”.
Alessandra Cristiani è nata a Roma nel 1970. Laureata in Lettere, è attrice di formazione barbiana, approdata alla danza attraverso una personale ricerca sul training iniziata nel 1990. Studia espressività e istintualità corporea con i danzatori Stefano Taiuti, Hal Yamanouchi, Elsa Wolliaston, Donatella Ruini; danza contemporanea con Giovanna Summo, Moses Pendleton, Domenique Dupuy. Dal 1997 al 2001 segue in Italia e in Francia il danzatore buto Masaki Iwana derivandone la tesi sperimentale. Approfondisce la propria direzione di danza con Silvia Rampelli, Stefano Taiuti, Akaji Maro, Yoko Muronoi, Akira Kasai, Ko Murobushi, Toru Iwashita. Dal 2000 ha partecipato a diverse performance e ha creato diversi assoli di danza buto.
Andreana Notaro è nata a Napoli nel 1970. Giovanissima inizia lo studio della danza classica al Lyceum di Mara Fusco; continua con il contemporaneo con Gabriella Stazio, Sonia Di Gennaro, Maddalena Scardi, Rebecca Murgi, Annapaola Bacalov. Nel 1999 conosce la danza buto, studia con Masaki Iwana, Kazuo Ono, Yoshito Ono, Silvia Rampelli, Stefano Taiuti, Ushio Amagatsu. Danza in diverse performance e assoli di danza buto.
Francesca Proia è nata a Ravenna nel 1975. Studia danza classica a Ravenna e Montecarlo; danza contemporanea con Dominique Dupuy, Lucia Latour e Monica Francia; danza buto con Masaki Iwana, Carlotta Ikeda, Daisuke Yoshimoto, Yoko Muronoi. Studia hatha yoga dal 1992, disciplina che insegna da diversi anni. Danza in diverse performance di danza buto e realizza diversi progetti personali. Lavora inoltre con le compagnie Tanti Cosi Progetti (dal 1998) e Societas Raffaello Sanzio (2003).