La Giuria del Premio
Scenario 2003, presieduta da Massimo
Marino (condirettore artistico del Festival di Santarcangelo
dei Teatri) e composta da Stefano
Cipiciani (direttore artistico Fontemaggiore Teatro
e presidente dell’Associazione Scenario),
Emma Dante (regista, vincitrice dell’ottava edizione
di Premio Scenario), Franco D’Ippolito
(organizzatore teatrale), Iaia Forte
(attrice), Gianluigi Gherzi
(regista e drammaturgo), Andrea
Porcheddu (critico teatrale), Anna
Redi (attrice e regista), Cristina
Valenti (docente DAMS, Università di Bologna,
direttore artistico dell’Associazione Scenario), Enzo
Vetrano (attore) e Nicola
Viesti (critico teatrale), nell’indicare il progetto
vincitore e i progetti segnalati di questa nona
edizione, desidera preliminarmente portare all’attenzione
alcuni elementi che hanno costituito i tratti di valore dell’intero
percorso.
Il Premio Scenario continua a esistere grazie all’impegno
esclusivo dei suoi soci, ossia delle 36 imprese teatrali (compagnie
e stabili di innovazione) che raccolgono biennalmente le proposte
dei giovani artisti e ne sostengono l’elaborazione e
la presentazione attraverso le fasi successive.
In assenza di alcun contributo pubblico è stato perciò
portato avanti, a partire dall’ottobre 2002, il lavoro
di raccolta e valutazione di 224
progetti provenienti dalle diverse parti d’Italia,
48 dei quali presentati pubblicamente
nelle due tappe di selezione che si sono svolte fra marzo
e aprile 2003 a Bari (presso il Teatro Kismet OperA) e a Faenza
(presso Accademia Perduta/Romagna Teatri e Teatro Due Mondi).
I 12 progetti finalisti (arricchiti
da una proposta fuori concorso, Oreste
della Compagnia “I liberanti” di Napoli) presenti
nella fase conclusiva del Premio che si è appena svolta
a preambolo del Festival di Santarcangelo dei Teatri, hanno
evidenziato - a parere della Giuria - i tratti di un percorso
articolato, che ha raccolto le proposte di artisti provenienti
da contesti territoriali e culturali differenti e mossi da
diverse necessità espressive.
Segno caratterizzante di questa edizione è parso il
generale rigore della ricerca teatrale delle giovani formazioni
presenti che, attraverso i progetti finalisti, ha dimostrato
con tutta evidenza di saper coniugare urgenza creativa, padronanza
di tecniche e mezzi espressivi e consapevolezza delle più
ampie funzioni del lavoro artistico in rapporto alla vitalità
culturale e sociale dei territori di riferimento. In tempi
di oggettiva emergenza generale e innegabile restaurazione
del panorama teatrale, i giovani artisti dimostrano un’adesione
al teatro che prescinde da tendenze, generi, mode, per applicarsi
a progetti originali che in molti casi sanno reinterpretare
i differenti linguaggi facendoli incontrare e dialogare.
Teatro di narrazione, teatro danza, teatro delle immagini
e delle figure, teatro d’impegno civile e della memoria,
dei luoghi reclusi e dei centri giovanili, per artisti soli
e per ampi gruppi di aggregazione: più che “generi”
si sono rivelati spazi per indagare e contaminare in modo
originale nuove possibilità per il teatro.
In considerazione di questa ricchezza, la Giuria della nona
edizione del Premio Scenario desidera menzionare in modo speciale
tre progetti al di fuori della rosa dei vincitori.
In ordine di presentazione alla Finale:
menzione a LA
MIGLIOR VENDETTA È IL SUCCESSO del gruppo Mandara
Ke (Augusta - SR): per
la particolare efficacia e ricchezza espressiva del lavoro
di Alessio Di Modica, attore-autore che rilegge sulla scena
le possibilità della narrazione teatrale colmandola
di visioni che appartengono al degrado di un ambiente urbano
e alle sue possibilità di riscatto;
menzione ad ASSOLA di Silvia Gallerano (Milano): per l’ottima
prova di un’attrice-autrice capace di toccare con spietata
e delicata ironia le ferite di una condizione femminile che
ha il coraggio di mettersi a nudo sulla scena;
menzione a IL
BALCONE DI GIULIETTA di Le Saracinesche - Ozzano Teatro Ensemble
(Ozzano dell’Emilia
- BO): per la coralità e la genialità inventiva
della macchina scenografica di un ampio gruppo di attori-autori
capaci di lavorare coralmente facendo del proprio teatro luogo
di aggregazione e di ricerca originale e lasciando intravedere
una nuova attualità del teatro popolare e politico.
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La Giuria
proclama spettacolo vincitore
della nona edizione del Premio
Scenario:
COME CAMPI DA ARARE di M’Arte-movimenti
d’arte (Palermo).
In un luogo popolato di scatole di cartone, palazzi, rifugi,
loculi, buchi neri che risucchiano e generano corpi, sentimenti,
situazioni in continuo annullamento, rinascita, trasformazione,
si racconta per bagliori di danza e beckettiane implosioni
un’attesa, un disastro, varie lotte, la speranza di
una partenza.
Tre donne – probabilmente quattro in una successiva
fase del lavoro – accendono una memoria e uno sguardo
spiazzato dalla nostra vita contemporanea a una dimensione
insieme politica e interiore, coinvolgente, genuinamente teatrale,
siciliana e universale.
Lo spettacolo – con un impianto scenico e drammaturgico
capace, a giudizio della Giuria, di generare ulteriori visioni
e di riservare sorprese nelle successive fasi di elaborazione
– testimonia inoltre il momento di fervore di un ambiente
teatrale, quello palermitano, frequentato dai componenti del
gruppo, da singoli, nelle esperienze di un maestro come Michele
Perriera o di una giovane realtà come Sud Costa Occidentale,
ulteriormente arricchito proprio dalla sfida di mettere all’opera
sensibilità e personalità diverse in questa
impresa collettiva.
Le Segnalazioni Speciali
del Premio Scenario 2003
vanno ai seguenti progetti (in ordine di presentazione alla
Finale):
REFETTORIO di Habillé d’Eau
(Roma)
In una partitura coreografica che fa riferimento ad un linguaggio
codificato ma aperto, la compagnia Habillé d’Eau
di Roma colora di chiaroscuri occidentali la danza butoh.
Si svelano tensioni, emozioni ed un filo narrativo che supera
la forma in sospensione temporale e visionarietà, confermando
le premesse di un progetto che si segnala per originalità
e coerenza.
MURGIA di teatro minimo (Andria, BA)
Nel percorso di Michele Sinisi e Michele Santeramo di teatro
minimo di Andria colpisce l’elaborazione di un tessuto
drammaturgico che parte dall’elemento materico del paesaggio
e da una raffinata attenzione ad una lingua che suona, per
toccare momenti di suggestione e poesia, caratterizzati da
una convincente e notevole prova attorale che tende a rinnovare
i canoni della narrazione teatrale.
ARRABAT di progettoÀïshA
(Modena)
Arrabat porta in scena con straordinaria leggerezza e poeticità
la condizione della seconda generazione di immigrati in Italia.
Attraverso brevi flash, dialoghi spezzati, intensi momenti
coreografici, uso surreale e inventivo di poveri oggetti quotidiani,
viene messo progressivamente in luce il tema dell’identità,
personale e collettiva, di chi in Italia vive da tempo, identità
mutante e che chiede allo spettatore e al pubblico di cambiare
punti di vista e incrinare stereotipi.
Arrabat si pone come momento importante di una nuova cultura
teatrale capace di recepire forme, spazi, modi, poetiche dello
stare in scena che, nati fuori dalla cultura europea, sanno
oggi raccontarci con precisione, crudeltà e leggerezza
la nostra condizione meticcia.
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